| |
Il
termine “tatuaggio” deriva dal thaitiano “thatau”e corrisponde
ad una “decorazione permanente della pelle umana”, effettuata attraverso
l’introduzione sottocutanea di una sostanza colorante o mediante scarificazione,
(per esempio i “moka” dei Maori, decorazioni facciali a rilievo),
tecnica che consiste nello scalfire la pelle seguendo un motivo decorativo
ed introducendo lungo i tagli sostanze coloranti che appariranno, in seguito
a cicatrizzazione, nella maggior parte dei casi incavate (ad eccezione
di cicatrici in rilievo, dette “cheloidi”).
Per facilità, è preferibile distinguere
alcune tipologie di tatuaggi – ispirate dal testo di Roberto Borsi[66] - a seconda della loro funzione:
1-Funzione distintiva:
2 - Funzione protettiva
3 - Funzione commemorativa
4 - Funzione iniziatica e acculturativa
1 - Funzione distintiva:
a)
Appartenenza religiosa
I primi cristiani pare abbiano portato sul
corpo i segni indelebili della loro fede sebbene il Papa Adriano I, nel
787 d.C., come si è detto, avesse proibito i tatuaggi, determinando, con
questo provvedimento, il declino, per circa mille anni in Europa, di questo
mezzo espressivo.
Durante questo lungo periodo, tuttavia,
il tatuaggio sopravvisse fra i fedeli del culto d’Oriente e delle chiese
copte, mentre qualche pellegrino europeo andato a Gerusalemme o a Loreto,
ne tornava con il souvenir tatuato della sua visita. Dai risultati
delle ricerche di Giovanni De Vincentiis[67], i tatuaggi votivi venivano scelti perché ritenuti
dotati di poteri protettivi o taumaturgici. I tatuaggi votivi indicano,
tuttora, una indubbia predilezione per le figure mariologiche e cristologiche
da parte dei tatuati. La devozione mariana, in particolare, nasconde un
forte bisogno di conforto e di speranza. Più in generale, Giovanni De
Vincentiis interpreta la scelta dell’imago religiosa nel tatuaggio
come frutto di valutazioni utilitaristiche “nell’ambito dell’ambiguo gioco
del dare e del ricevere.”[68]: “(...) nell’immagine taumaturgica il tatuato
vede soprattutto un mezzo per ottenere aiuto e protezione ed in cambio
offre il suo corpo quale portatore dell’icona divina, in una netta relazione
ritualistica.”.
Oltre al caso dei cristiani copte, bisogna poi ricordare l’uso di tatuaggi
distintivi da parte degli appartenenti ad alcune sette buddiste e di alcuni
gruppi hindu, in India.
b) Appartenenza ad
un gruppo: denuncia di uno status:
Esistono tatuaggi indicativi della condizione
dell’individuo, che ne rivelano la condizione di celibato/nubilato piuttosto
che non quella di coniuge o di affine a persone scomparse, ma anche la
sua appartenenza ad una particolare categoria (è il caso dei Dang dell’India
occidentale, delle gheishe giapponesi o delle ballerine, cortigiane
o musiciste nell’antico Egitto).
Il moko maori, tatuaggio facciale, è indicativo dello status
sociale (sia esso alto o basso), così come lo sono il tatuaggio esteso
a tutto il corpo tipico degli abitanti delle isole Marchesi, quello adottato
dai gangster yakuza giapponesi, quello imposto, come marchio sociale,
allo schiavo ed al galeotto.
2 - Funzione protettiva
(contro malattie e disgrazie)
Tatuaggi che proteggono contro l’insorgere
della malattia così come dall’essere colpiti dal malocchio o da una disgrazia,
sono piuttosto diffusi nel mondo islamico.
Anche i guerrieri hawaiiani, d’altra parte, ricorrevano ad un particolare
tipo di tatuaggio per ottenere la protezione in battaglia.
Giovanni De Vincentiis, rispetto alle motivazioni che guidano la scelta
di tatuaggi riproducenti le proprie generalità (complete o parziali),
nomi di persona (per esteso o le sole iniziali), motti, figure di animali,
stemmi, ecc… ritiene non si possa assolutamente generalizzare, ma sostiene
che in alcuni casi entrino in gioco, seppure a livello inconscio, “istanze
di ordine magico-propiziatorio”.[69]
3 - Funzione commemorativa
Sono tatuaggi eseguiti per ricordare certe
imprese. Molto noti, ad esempio, sono i tatuaggi commemorativi diffusi
fra i cacciatori di teste indonesiani.
4 - Funzione iniziatica
e acculturativa
In questa categoria rientrano i tatuaggi
praticati in ambito rituale iniziatico, laddove il segno praticato sulla
pelle è segno sociale, che immette l’iniziato nel mondo adulto, lo carica
di ruoli, lo accultura ed umanizza e lo investe di una coscienza, individuale
e collettiva, dopo averlo strappato all’indeterminatezza biologica con
cui si nasce. Il tatuaggio è segno distintivo e personalizzante al tempo
stesso, che sottrae l’individuo alla natura. Spesso, l’imposizione del
segno si accompagna all’assegnazione di un nuovo nome, a suggello della
nuova identità acquisita.
|