4.15 PRATICHE ESPLORATIVE DEL SE’
ATTRAVERSO IL DOLORE FISICO
     
4.15.1 PRATICHE SADHU
4.15.2 Il KAVANDI
4.15.3 LE PRATICHE DEI MONACI DELL’ISOLA DI PUKHET
4.15.4 LA DANZA DEL SOLE (SUN DANCE)
4.15.5 SOSPENSIONE
4.15.6 FAKIR MUSAFAR, IL “BODY PLAY” E I “MODERN PRIMITIVES”

Per sospensione s’intende la pratica di sollevamento del corpo attraverso dei ganci inseriti nella pelle ispirata alla Danza del Sole, ma che da essa differisce in virtù del suo carattere assolutamente laico. La sospensione viene preceduta da una serie di preparativi: le parti del corpo in cui vengono effettuate le perforazioni per i ganci vengono prima di tutto disinfettate, dopodiché, avendo segnato i punti con una penna, si procede al piercing. La scelta dei punti di aggancio è estremamente importante per un equilibrio del corpo in sospensione. I ganci inseriti nella pelle tendono le funi, facenti capo ad un raccordo centrale, che sollevano il corpo. 
Esistono poi delle varianti, all’interno delle pratiche sospensive, che non prevedono necessariamente la perforazione della cute, quanto piuttosto il sollevamento da terra esercitando trazioni su parti del corpo molto sensibili e al contempo elastiche.

L’esperienza della sospensione viene di solito effettuata alla ricerca dell’esplorazione del proprio stato di coscienza alterata, ossia dello stadio in cui la percezione della propria fisicità si trasforma. A questo proposito, dalla lettura di esperienze personali raccolte in BMEZINE[134], sembra emergere un comune denominatore: tutti coloro che hanno esperito una sospensione riferiscono di aver provato dolore fisico solo in una fase iniziale, superata la quale, molto probabilmente grazie ad un aumento esponenziale della produzione di endorfine causato dall’emozione, hanno provato una sensazione di estrema serenità. In questo stato, in cui il corpo ritrova se stesso estraniandosi dal mondo, i sensi interni sembrano amplificarsi, il mondo esterno si dissolve, cosicchè il soggetto rimane cosciente solo con se stesso.
Le ragioni che inducono a scegliere di esperire la pratica della sospensione sembrano affondare le radici in un bisogno di raggiungere un’interiorità di cui non si conoscono del tutto i limiti né le possibilità. Le sospensioni avvengono di solito all’interno di convention specializzate, in cui si viene a creare un’atmosfera cerimoniale. La partecipazione collettiva, sebbene contribuisca in maniera determinante a teatralizzare un evento che sembrerebbe richiedere invece una certa intimità, crea, d’altra parte, un pathos  tale da far superare questa contraddizione.
Dai racconti personali di esperienze di sospensione, emerge con una certa frequenza, oltre al carattere esplorativo del sé, anche una volontà di condivisione di una profonda intimità che anima alcuni legami affettivi. Rappresentativo, in questo senso, il racconto autobiografico di Derek Lowe[135], dove è lui stesso ad esporre l’esperienza di sospensione condivisa con due grandi amici. “Avevo creduto che sarei stato molto nervoso al momento di iniziare, ma sorprendentemente ero invece piuttosto calmo, in quel momento. Mi stesi sul tavolo e il freddo del materiale plastico ebbe un effetto rilassante contro il mio petto nudo. Immediata la decisione di lasciare che le mie braccia penzolassero giù dal tavolo, per sentirmi più a mio agio. Mi sentii come se galleggiassi. Fu un modo per sentirmi ancor più rilassato. (…) Mentre me ne stavo lì disteso, ciò di cui si parlava ed i movimenti attorno a me iniziarono a confondersi in un indistinguibile brusio. Fu a quel punto che iniziai davvero a mettere a fuoco le ragioni che mi spingevano a farlo. Il mio trasferimento a Cleveland ed il mio nuovo lavoro presso “Body Work” sono stati un’esperienza piuttosto positiva. Ma ogni volta che “sposti” la tua vita andando a vivere altrove, lasci dietro di te gli amici e qualcuno che hai amato alla follia. E’ una sorta di prova, un’esperienza per certi versi stressante. Lo strappo dell’uncino è stato per me un modo di purificarmi dalle energie negative così come pure una rimessa a fuoco della mia vita, personale e professionale. Iniziai a riflettere su tutti i cambiamenti verificatisi negli ultimi quattro mesi della mia esistenza. Avevo nella mente una sorta di lista dettagliata di tutto ciò di cui desideravo sbarazzarmi e quello che invece avrei voluto conservare. Stabiliti e segnati i punti da perforare, ho sentito la mia pelle piegarsi fra le mani di Kevin. Ho dunque iniziato a respirare molto profondamente. A quel punto, qualcuno ha iniziato a strofinarmi le caviglie e la parte bassa delle gambe. Per qualche ragione, questo provocò una sensazione incredibilmente piacevole e rilassante e fece svanire tutte le mie paure. Mi fece sentire come se non mi interessasse più nulla di quello che sarebbe accaduto negli istanti successivi: sarei stato bene comunque.” La “cerimonia” di sospensione viene accompagnata dal suono di strumenti a percussione che aiutano a ricreare un’atmosfera più intima. “Dopo alcune inspirazioni ed espirazioni, sentii il primo ago penetrare la mia pelle. Ho provato allora un’enorme ondata di energia attraverso il mio corpo, dai piedi alle braccia che saliva e discendeva. Le mie dita iniziarono a formicolare e contrarsi leggermente. Ho provato solo un po’ di dolore al momento della perforazione: piuttosto la sensazione di essere punti, provocata dall’inserimento degli agli. Pensavo che il dolore aumentasse. Ci fu un’ulteriore ondata di energia, che partiva dalle punte delle dita, al momento della seconda perforazione. In seguito alle due perforazioni percepivo il mio corpo come elettrizzato. Fui massaggiato e carezzato da molte mani. Quando l’energia venne emessa dalle dita, mi sentii totalmente estraneo al mondo circostante ma profondamente in accordo con la terra. L’aver avuto un contatto umano subito dopo la perforazione ebbe su di me un effetto lenitivo, fu un modo delicato di aiutarmi a tornare alla realtà circostante. Dopo qualche istante ho iniziato a rialzarmi. (…) Sentii il mio corpo molto più leggero di quanto lo avessi percepito stando steso durante le perforazioni. Abbracciai e baciai coloro che avevano preso parte alla mia sospensione.”
I tre vengono contemporaneamente sospesi tramite cavi connessi ad un unico anello metallico centrale. La cerimonia ha inizio. Le percussioni scandiscono un ritmo sempre crescente.
“Potevo sentire la pelle della mia schiena che iniziava a tirare. (…) Ricordo che pensavo che gli uncini avrebbero potuto scivolare fuori in qualunque momento. (…) Si sviluppava certamente una sensazione spiacevole, ma che certo non potrebbe essere qualificata come dolore. La tensione aumentava con l’incedere dei suoni emessi dalle percussioni, sempre più rapidi e a volume crescente. In quel momento iniziai a realizzare che le cose che mi circondavano iniziavano ad offuscarsi. Iniziai a provare una sorta di euforia ed il mio corpo si riempì di una meravigliosa sensazione e di energia positiva. Mi resi conto che avevo un gran sorriso stampato sul volto. A quel punto la tensione e l’euforia diminuirono. (…) Presi lentamente ad oscillare, avanti e indietro, creando momenti di incredibile tensione (…). Guardando dall’angolo degli occhi, notai che anche David aveva iniziato a fare lo stesso. Penso che questa sia stata la sensazione più intensa ed interessante dell’intera esperienza. Mi sentii molto concentrato in ciò che stava accadendo, ma c’era anche un diffuso senso di festosità che accompagnava il tutto. (…) Una volta  rimossi i cavi di sospensione, noi tre ci abbracciammo caldamente. (…) Trascorsi il resto della serata perfettamente cosciente di quanto mi circondava, era come se tutti i miei sensi si fossero acuiti. (…) Nel momento in cui concepii l’idea della sospensione provavo un forte bisogno di un’esperienza del tutto personale, un’esperienza che mi desse un’opportunità di purificazione e crescita. Quest’esperienza ha prodotto esattamente questo, in me.”  



4.15.1 PRATICHE SADHU
4.15.2 Il KAVANDI
4.15.3 LE PRATICHE DEI MONACI DELL’ISOLA DI PUKHET
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4.15.5 SOSPENSIONE
4.15.6 FAKIR MUSAFAR, IL “BODY PLAY” E I “MODERN PRIMITIVES”