4.5 AUTO-MUTILAZIONE DEGLI ARTI
     
4.5.1 AMPUTAZIONE MINORE
4.5.2 AMPUTAZIONE MAGGIORE

Con questa definizione s’intende la rimozione di parti più rilevanti degli arti, per esempio le braccia, le gambe o parti ad esse connesse, ma anche un’intera mano o l’avambraccio.
Questo tipo di auto-mutilazioni sono riscontrabili nella scena fetish, dove in genere si tratta di individui che vi ricorrono nel tentativo di superare un’infanzia problematica. Lasciando da parte la questione se queste auto-mutilazioni siano o meno frutto di reazioni psicotiche, bisogna riconoscere che in molti casi l’esecuzione di un’amputazione “cura” il problema e l’individuo, una volta mutilato, ne trae giovamento.
Di sicuro non esiste alcun medico pronto ad effettuare un intervento di rimozione chirurgica su un corpo sano, così come altrettanto difficile è trovare un praticone che sia disposto ad operare clandestinamente. L’amputazione di matrice feticista è piuttosto diffusa ed esistono persino numerosi gruppi di supporto per aspiranti e feticisti dell’amputazione.
“NoHand” è il soprannome di una persona che racconta la sua esperienza personale di auto-mutilazione attraverso le pagine della rete, in bmezine.com, uno dei canali preferenziali di diffusione della cultura della modificazione corporea estrema. In un’intervista effettuata nel 1998 da BME a NoHand si legge: “NoHand” si è amputato le dita e successivamente l’intera mano, parte del piede (fino a perderlo completamente), parte dei genitali ed ha praticato su di sé altre modificazioni corporee. Nel corso della sua vita ha perso la gamba sinistra sino al ginocchio e quella destra sotto di esso, a causa di un incidente. Lui si dice felice in questo modo, ed è parte attiva delle comunità online want2be and amputee (comunità aspiranti e mutilati), così come pure nella comunità nella quale è inserito nella “vita reale” (i cui membri naturalmente non sanno in che modo lui abbia perso gli arti).[87] Nel corso della stessa intervista, NoHand afferma che la scelta di un’auto-amputazione dev’essere motivata da un reale interesse, non solo per l’amputazione del proprio corpo in sé, ma per l’intera dinamica che ruota attorno all’essere mutilati.[88] Parlando di sé all’intervistatore, NoHand dice di aver compiuto studi artistici (pittura, disegno, scultura e design) e di nutrire grande interesse per la Bibbia, a suo parere “il più incredibile libro che sia mai stato scritto”, ma dice anche che le sue modificazioni corporee sono totalmente prive di una componente religiosa. NoHand si considera un “renaissance man”, un artista. A tale proposito, dice: “Marcel Duchamp disse che il ruolo dell’artista è quello di selezionare materiali e tecniche (…) io considero me stesso, a parte altre occupazioni in cui sono coinvolto, un artista, il mio corpo è il materiale, la modificazione la tecnica…”. NoHand ritiene di essere mentalmente sano, di non soffrire di dismorfofobia[89], in quanto, dice, “Mentre sono in uno stato di trasformazione, il mio corpo è un lavoro artistico in evoluzione, che a un certo punto sarà concluso”.[90]
” Oltre ad aver fatto del giornalismo e ad aver scritto, NoHand sta lavorando ad un piede artificiale, anatomico e leggero, e al design di hardware i cui utenti sono mutilati. “Chi può disegnarlo meglio di un utente? La mia filosofia: «La Forma segue la Funzione»”[91].
Quando l’intervistatore gli chiede se in famiglia o fra gli amici nessuno si sia mai meravigliato nel vederlo perdere ogni volta parti del corpo, NoHand risponde di aver sempre evitato accuratamente domande o dubbi sulla sua salute mentale, semplicemente raccontando di aver perso il suo braccio a causa di un incidente, la sua gamba durante una gara automobilistica (NoHand possiede una patente come pilota automobilistico), in seguito all’esplosione di benzina, e molto spesso rispondendo con un vago “complicazioni connesse all’incidente”. “Ritengo che la gente mi consideri un vero accident-prone (incline agli incidenti), ma l’esserlo non è un crimine e neppure una malattia psichiatrica. (…) Sorprendentemente, faccio tutto quello che facevo prima, compreso guidare la mia Harleys (…). Non ho smesso di fare nulla che mi piacesse fare.”[92]
L’intervistatore gli chiede se per caso ricordi un’esperienza della sua prima infanzia che possa aver acceso questo suo interesse per l’amputazione. “Una motivazione per la modificazione corporea deriva da una struttura interna, credo, non da un’influenza esterna - il primo mutilato con cui ho avuto contatto mi fece paura e mi mise a disagio. Un insegnante di scuola con un solo braccio, amico dei miei genitori, mi terrificò. Vedere l’insegnante di scuola mi obbligò ad un confronto diretto con i miei desideri personali che erano lì dalla prima infanzia, molto prima che il sesso fosse una componente. Il fatto che io avessi questi desideri, e da così tanto tempo, mi impediva, ad ogni modo, di comprendere che essi sono puramente problemi legati alla sessualità – tuttavia, in quanto adulto, devo riconoscere che c’è, alla base della mia scelta di una modificazione corporea, una componente sessuale (…) ”.[93]
L’intervistatore gli chiede di parlare della rimozione della mano. NoHand racconta di aver iniziato, ventenne, con le dita e poi, trentenne, di aver progettato e realizzato una ghigliottina - “una cornice verticale di 2 per 4 (…). Molto efficace: prima la provai sul manico di una scopa…Non avevo dubbi che avrebbe funzionato e, come puoi vedere, non conservai per molto la mano.”[94]
Le sue amputazioni gli piacciono, dice, come pure dice di adorare i suoi moncherini - a prescindere dal motivo che li ha prodotti – benché non disdegni l’uso delle protesi. Ma il suo processo di modificazione non si è ancora concluso, dice lui.  
E’ attratto dai piedi degli altri, non necessariamente dai suoi, e pensa che anche questa zona corporea sia in “transizione”. Non si ritiene del tutto soddisfatto di come appare il suo piede destro, in qualche modo gli appare come indefinito, ma, a prescindere da questo, le ferite sul piede derivano da quello che lui stesso definisce “chirurgia esplorativa”.
Il suo approccio alla mutilazione dei genitali è invece relativamente nuovo, “una nuova area di esplorazione”. Lui stesso non pensa ad una castrazione completa, ma piuttosto ad una rimozione dello scroto e all’insaccamento del testicolo rimanente, per concludere con una rilocazione dell’uretra. A tale proposito, benché sia certo di poterlo fare da solo, ammette che non lo farebbe mai da sé, pertanto sta già considerando la possibilità che tale ricollocazione venga effettuata da un professionista.
NoHand definisce, sempre nel corso dell’intervista, le categorie di persone che si producono mutilazioni in un percorso di modificazione corporea e le motivazioni che le inducono a compiere tale percorso. Dal suo punto di vista, tre sarebbero le principali motivazioni che inducono ad esperire la mutilazione dei propri arti:

1 -     l’affermazione personale;
2 -     la critica sociale;
3 -     l’identificazione con un gruppo.

Comune denominatore, in tutti questi casi, secondo NoHand, non sarebbe un “bisogno” di amputazione, bensì un look scelto, il tentativo di conformarsi all’immagine di sé desiderata.
Secondo il suo parere, l’auto-mutilazione come strategia di costruzione di un look personalizzato sarebbe frequente fra gli appartenenti alla prima categoria. Il fatto che, in questi casi, si tratti piuttosto di una questione di look sarebbe dimostrato dalla frequenza di piccole amputazioni che avrebbero, a suo parere, valore “cosmetico” e conservativo dell’aspetto funzionale delle parti lese.
Gli appartenenti alla seconda categoria, aspirano, in genere, ad amputazioni di entità maggiore poiché, per loro, fondamentale è l’aspirazione alla mutilazione. In loro c’è già un progetto di modificazione ben preciso, che solitamente interessa una determinata regione del corpo. In realtà, però, molto più frequentemente, in loro queste aspirazioni rimangono fantasie, desideri di amputazione, ma indipendenti da una piena coscienza di cosa sia effettivamente essere mutilato, privi della preparazione, fisica e mentale, necessaria a realizzare il loro progetto.
Infine, coloro che davvero hanno “bisogno” di un’amputazione, si distinguono per la loro attiva partecipazione all’interno delle comunità di mutilati. Per questi soggetti, l’auto-mutilazione “non è una scelta, così come non lo è quella di amare un uomo per un omosessuale”[95], non è passibile di giudizi, ma è semplicemente il loro modo di essere.
Nohand ritiene inoltre di avere un vastissimo range di modificazioni corporee: dal tatuaggio ai piercing, alle auto-mutilazioni. Il fatto che abbia sempre praticato da sé i suoi piercing, tatuaggi e mutilazioni, evidenzia una netta tendenza individualistica, sintomo di una certa vena di solitudine e di orgoglio, che gli impediscono di condividere le sue esperienze superando l’anonimato.
“Hai qualche rimpianto?” gli chiede l’intervistatore. Lui risponde di no, che mai cambierebbe se stesso, ma che, a volte, al momento in cui ci si automutila, non si considerano i piccoli-grandi problemi che ne scaturiranno in seguito, per esempio il problema dei costi da sostenere per ottenere una sedia a rotelle o quant’altro.



[87]NoHand, http://bmezine.com/people/nohand/index.html.
[88] NoHand, http://bmezine.com/people/nohand/index.html, “It is not just the amputation that you have to be in love with, but it is the whole dynamic of being an amputee that you need to embrace.”, 1998.
[89] Per “dismorfofobia” s’intende la paura immotivata di avere delle anomalie anatomiche. Generalmente, essa è causata da una percezione distorta del proprio corpo.
[90] http://bmezine.com/people/nohand/index.html
[91] http://bmezine.com/people/nohand/index.html
[92] http://bmezine.com/people/nohand/index.html
[93] http://bmezine.com/people/nohand/index.html
[94] http://bmezine.com/people/nohand/index.html
[95] NoHand, http://bmezine.com/people/nohand/index.html.

4.5.1 AMPUTAZIONE MINORE
4.5.2 AMPUTAZIONE MAGGIORE