4.11 IMPIANTAZIONI SOTTOCUTANEE
     
4.11.1 IMPIANTAZIONI SCROTALI
4.11.2 IMPIANTAZIONI BEADING-STYLE
4.11.3 IMPIANTAZIONI IN STILE TRIDIMENSIONALE
4.11.4 IMPIANTAZIONI TRANSDERMICHE
4.11.5 IMPIANTAZIONI E INIEZIONI DI SILICONE

Una impiantazione in stile tridimensionale consiste nell’inserimento sottocutaneo di oggetti che modifichino l’andamento superficiale della zona corporea sottoposta a tale pratica. I tempi del processo di guarigione ed il suo successo dipendono, oltre che da un buon immuno-sistema, anche in questo caso, da un rispetto per le norme igieniche e un’attenzione ad evitare pressioni sulla zona. Nel caso si sviluppi un’infezione, è necessario rimuovere gli oggetti impiantati. Benché la tecnica usata per il beading possa essere valida anche in questo caso, più frequente è il ricorso ad una tecnica pseudo-chirurgica. Questa consiste, essenzialmente, nel ricavare una sorta di “tasca” nella pelle (servendosi di un bisturi e di una spatola sottile per separare il derma) in cui inserire l’oggetto da impiantare. L’incisione viene dunque richiusa con punti di sutura o, più semplicemente, con un cerotto. Per evitare o minimizzare le cicatrici che le incisioni necessarie all’impiantazione comportano è possibile, oltrechè evitare di incidere la zona strettamente limitrofa a quella del posizionamento, anche far scorrere l’oggetto da impiantare sottopelle utilizzando fori naturali. Nel caso di impiantazioni nel petto, per esempio, l’ombelico viene spesso sfruttato come “tunnel” naturale. Le impiantazioni che riguardano l’arco sopracciliare, invece, vengono inserite nella parte più alta della fronte, immediatamente dietro la prima striscia di cuoio capelluto. In zone in cui la pelle è molto sottile, come la fronte, per impiantare dei corni, le cui dimensioni non lo permetterebbero, è necessario operare con la tecnica di stiramento dei tessuti che viene utilizzata dal piercing. Questa tecnica consiste semplicemente nel ripetere l’operazione di impiantazione sottocutanea più volte, aumentando gradualmente le dimensioni degli oggetti inseriti, fino ad ottenere un effetto di stiramento del tessuto cutaneo. In questo caso è molto importante, che questo avvenga senza alcuna fretta, onde evitare irritazioni cutanee. I rischi connessi alla tecnica tridimensionale di impiantazione cutanea, sono, oltre a quello di infezione (che può essere però ridotto dall’utilizzo di una tecnica appropriata), quello di rigetto (indotto da materiali non adatti) ed infine quello di migrazione dell’oggetto impiantato (che si verifica, solitamente, qualora il posizionamento non sia stato effettuato ad una profondità sufficiente. I materiali utilizzati sono anche in questo caso gli stessi di cui ci si avvale per il piercing: 316 LVM (non 316) acciaio inossidabile ad uso chirurgico, titanio, oro, ecc., ma anche materiali sintetici quali teflon e nylon. L’acrilico è invece non adatto, perché facilmente degradabile. Possono inoltre essere utilizzati anche materiali naturali come le perle (tradizionalmente usate dagli Yakuza), anche se potrebbero degradarsi e minerali come il vetro vulcanico. Naturalmente, qualunque oggetto venga impiantato dev’essere precedentemente sterilizzato. L’utilizzo del corallo può essere indicato per impiantazioni non-removibili, poiché si potrebbe innestare un processo interno di calcificazione del corallo, assimilato in questo modo dal corpo stesso. Solo pochissimi piercer sono in grado di eseguire questa tecnica di “scultura corporea”.


4.11.1 IMPIANTAZIONI SCROTALI
4.11.2 IMPIANTAZIONI BEADING-STYLE
4.11.3 IMPIANTAZIONI IN STILE TRIDIMENSIONALE
4.11.4 IMPIANTAZIONI TRANSDERMICHE
4.11.5 IMPIANTAZIONI E INIEZIONI DI SILICONE