3. MODIFICAZIONI DEL CORPO NON-ESTREME


Per “non estreme” si intendono quelle modificazioni corporee alle quali siamo ormai culturalmente e storicamente preparati, ossia:

-         il tatuaggio

-         il piercing

Fino a qualche decennio fa, tali pratiche erano riservate ad una ristretta cerchia di persone, appartenenti a culture underground o marginali. Oggi non è più così: soprattutto fra i più giovani, il piercing e il tatuaggio fanno tendenza.
Ciononostante, siamo ancora ben lontani, in Occidente, da un aperto riconoscimento culturale di pratiche che vantano del resto una lunghissima tradizione, quali appunto il tatuaggio o il piercing, e non ancora preparati ad abbandonare del tutto i troppi pregiudizi che, da sempre, investono coloro che a tali pratiche scelgono di sottoporsi.
La pelle, soprattutto fra le generazioni più giovani, si sta sostituendo allo sguardo come “specchio dell’anima”, per la sua capacità intrinseca di riflettere desideri, emozioni, tormenti interni e, più in generale, stati di malessere psico-fisico.
Il bisogno di perforare la nostra pelle o di riscriverla, è bisogno primario universale, a cui la mentalità occidentale, che si ostina a non voler riconoscere come tale, ha imposto il marchio della primitività. A tutt’oggi, nonostante la larga diffusione di queste pratiche, permangono pregiudizi nei confronti del tatuaggio, ad esempio il considerarlo ancora segno identificativo di una condizione di marginalità sociale.
Il fenomeno di diffusione estrema del tatuaggio e del piercing, verificatosi in questi ultimi anni, all’interno di una società occidentale sino ad allora assolutamente diffidente, è stato promosso dalle logiche del consumo come moda, tendenza. Essi sono oramai diventati un fenomeno di massa al quale hanno aderito personaggi del mondo della moda, della televisione, del cinema e della musica, adesione che ha indiscutibilmente favorito il processo di accettazione da parte dell’opinione pubblica.
Oggigiorno è l'imporsi del prodotto a crearne la domanda. In questo gioca ovviamente un ruolo dominante la pubblicità, che imponendo mode e tendenze, condiziona i desideri, le aspirazioni e le necessità.
Gran parte di quelli che ormai consideriamo bisogni, in realtà non lo sarebbero se il sistema produttivo non avesse alcun interesse economico connesso ad essi. Pertanto, è lecito non credere che la promozione del bisogno di forare o riscrivere il proprio corpo, su cui le logiche produttive occidentali hanno investito negli ultimi anni, sia del tutto disinteressata.
La nostra società produce il bisogno di valori, più che il bisogno di oggetti, cosicché l’essere tatuati o avere un piercing si traduce nell’adesione ai valori che essi veicolano.
Il tatuaggio o il piercing “leggero”, ossia la perforazione del naso, delle orecchie e dell’ombelico, sono oramai interpretati semplicemente come fatti di costume, tendenze estetiche di ispirazione “neo-tribale”.
Il ricorso al tatuaggio o al piercing può, però, essere interpretato, oltre che come fenomeno di tendenza o scelta estetica, anche come strumento di comunicazione e personalizzazione corporea, o come prova iniziatica. Essi, infatti, in quanto pratiche relativamente dolorose, presuppongono una volontà di superare una sorta di prova di iniziazione, fisica e rituale. In virtù della “prova ordalica”, il corpo e lo spirito subiscono delle trasformazioni. Del resto, il tatuaggio o il piercing all’interno delle società preletterate, vengono vissuti come prove iniziatiche all’interno di appositi rituali.
D’altra parte, in ogni tempo e luogo, essi svolgono un’azione personalizzante del corpo, che attraverso queste tecniche, si eleva, da una condizione di indistinzione biologica ad una condizione di individuabilità/unicità che afferma la personalità dell’individuo nel suo ambiente sociale. Queste pratiche, oltre ad impreziosire il corpo, aiutano l’individuo a sentirlo suo.
Innegabile è, infine, l’aspetto comunicativo che ad essi si lega. Lo stesso corpo, con o senza tatuaggio, con o senza piercing, comunica, a se stessi e al mondo, una percezione del sé molto diversa, così come è già stato scritto nel secondo capitolo, nel paragrafo relativo alla comunicazione non-verbale.
C’è ancora un ultimo aspetto che non può essere tralasciato, ossia l’interpretazione del ricorso a modificazioni corporee non estreme, di matrice tribale, come strumento di contestazione sociale. Questo è il significato con cui il cosiddetto movimento neo-tribale adotta queste pratiche: nell’impossibilità di cambiare la società, questa volontà di rinnovamento sociale viene concentrata sul proprio corpo. Non sapendo come cambiare il sociale, è il corpo ad essere modificato, lo si connota per distinguersi dalla massa uniforme e senza volto.
Tale movimento, interno alla società occidentale, nato negli anni '60, ispirato dalla cultura underground e dalle filosofie levantine, è orientato verso esperienze allucinogene, oltreché verso un ritorno alla natura e ad una maggiore conoscenza della propria interiorità e delle possibilità di elevare la percezione del sé a livelli immateriali. Le tecniche del tatuaggio tradizionale, di matrice tribale, vengono rielaborate all’interno di questo movimento, che ha, così facendo, imposto uno stile tutto suo, al momento molto popolare .
Nell’ambito del tatuaggio, questo stile era conosciuto come “pre-tecnologico” o “black graphic” (in quanto tatuaggio monocromatico, che prevedeva quasi esclusivamente l’utilizzo del nero).
Fra i tatuatori che hanno fatto proprio questo stile, Leo Zuleta, Ed Hardy e Cliff Raven.
Nella società occidentale, l’approccio alle modificazioni corporee è estremamente diverso negli uomini e nelle donne. Mentre i primi cercano, attraverso il piercing o il tatuaggio (considerato di solito mai abbastanza grande), di esprimere la loro virilità, per le donne essi diventano, oltreché dettagli finalizzati ad esaltare la bellezza o la femminilità che già si possiedono, ulteriori elementi di ammiccamento erotico. Non a caso, i tatuaggi femminili hanno dimensioni discrete, riproducono motivi più delicati e talvolta persino romantici. Essi, inoltre, sono posizionati in zone del corpo “strategiche”, dove il gioco dell’intravedimento, che sottintende più intriganti promesse, contribuisce ad accendere la curiosità maschile.